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Biellastory – Augusto che svegliò la città, 22 anni fa!

C’è stato un tempo in cui Biella sembrava vivere fuori dal mondo per benessere e serenità sociale, un tempo in cui i crimini efferati sembravano lontani anni luce, le gesta dei folli, articoli di giornale e la cronaca nera, una cruda realtà d’altri luoghi.

Esisteva però una figura molto controversa e pittoresca in città, una figura che ci ha tenuti ancorati alla realtà del mondo, un personaggio amato e odiato che, con il suo stile di vita “al limite” rappresentava quasi una certezza per tutti noi che, passeggiando sotto i portici dell’allora Standa, lo osservavamo dall’alto della nostra normalità. Tutto questo era Augusto Festa Bianchet.

Ingombrante, triste, allegro, misterioso, irascibile e in qualche modo accattivante, scrutato di sbieco dai bimbi a passeggio con la famiglia, additato come un alieno ed evitato dai genitori degli stessi, quasi fosse contagioso per i loro pargoli, ignorando quasi sempre quale fosse la sua storia, cosa l’avesse spinto a diventare un bizzarro figuro, vestito di stracci, dalla barba lunga, ma dotato di una strana, intensa luce negli occhi, la luce di chi aveva visto il mondo e l’aveva odiato, rifugiandosi in un angolo buio, fatto da lui, per lui.

Chi almeno una volta non gli ha allungato una sigaretta, una bottiglia d’acqua o qualche spicciolo, sapendo che questo non avrebbe comunque cambiato la sua situazione ma forse alleviato in qualche modo il suo disagio (e un po’ anche il nostro). Non importava cosa fosse stato, tra mito e leggenda, tra racconti di un nobile passato e di una famiglia che non lo riconosceva, non importava tutto questo, lui c’era, sempre e comunque.

Poi, la notte tra 23 e 24 febbraio del 2002 accadde l’impensabile, Biella si risvegliò dal sogno di città modello per entrare nell’incubo delle metropoli assassine, Augusto non c’era più, colpito come un sacco di patate, ripetutamente, come un pallone da calcio, fino allo svenimento, poi la corsa in ospedale e la morte, qualche giorno dopo, a causa dei troppi traumi.

Ora, non entreremo nel merito del delitto, un delitto che ha scosso la comunità con la stessa rapidità con cui l’ha poi dimenticato, non entreremo nei dettagli di quel gesto vile, non avrebbe senso, sarebbe fuori luogo come era fuori luogo Augusto, con il suo essere “contro” il sistema, con il suo stile di vita al limite a ricordarci che là fuori il mondo è difficile, crudele, cattivo e spesso non fa prigionieri.

Lo vogliamo ricordare con leggerezza e serenità, solo perché chi l’ha visto almeno una volta, seduto o coricato sotto quei portici, allungandogli una moneta o semplicemente facendogli un sorriso, possa tornare con la mente a quei giorni, sorridendo, ripensando a quando un singolo bizzarro individuo ci faceva sentire migliori, puliti, protetti, lontani da quella realtà che col tempo ci ha fagocitati e risputati.

Forse, leggendo queste righe oggi, ci assale ancora di più il rimpianto per quell’Uomo e per i bei tempi andati ed è inevitabile il desiderio di voler tornare indietro, agli anni in cui il pensiero più triste aveva solo il suo nome.

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